Da poco più di un decennio, la città di Reggio Calabria ha arricchito la sua offerta culturale con l’istituzione della Pinacoteca civica in pieno centro cittadino. Sorto all’interno dei locali del Teatro Comunale “Francesco Cilea”, a pochi passi dai maggiori palazzi istituzionali, lo spazio espositivo raggruppa opere di proprietà del Comune risalenti al periodo che va dal XV al XX secolo, precedentemente custodite presso il Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia, Palazzo San Giorgio e la Biblioteca Pietro De Nava. Le collezioni sono arricchite da opere di proprietà statale come “Il ritorno del figliol prodigo” di Mattia Preti e “La battaglia di Capua” di Andrea Cefaly. Il polo museale si sviluppa su 500 mq e consta di due sezioni; una prima composta da dipinti e tele tra cui spiccano quelle appartenenti ad Antonello da Messina, Luca Giordano, Renato Guttuso con un quadro dedicato ai pescatori di pescespada, ma anche ad importanti artisti reggini come Vincenzo Cannizzaro e Giuseppe Benassai. Molte delle opere presenti richiamano i canoni della scuola napoletana, vero e proprio punto di riferimento per gli artisti calabresi tra il XIX e il XX secolo. L’altra sezione, invece, è destinata all’esposizione di busti marmorei ed altre sculture di grande pregio realizzate da riconosciuti artisti calabresi come Jerace, Panetta o Gatto. Le sale della Pinacoteca civica sono utilizzate anche per ospitare mostre tematiche promosse dall’amministrazione comunale o da enti di promozione culturale e turistica. Le recenti restrizioni hanno fortemente condizionato il programma dell’istituzione, anche se nel mese di Marzo 2021 sono state fissate le date di riapertura e gli orari degli ingressi contingentati per apprezzare la mostra “Umberto Boccioni. Un percorso”, raccolta di incisioni del pittore e scultore italiano nato proprio a Reggio Calabria. La visita di quest’importante polo culturale rappresenta un’opportunità per apprezzare opere di indubbio valore, ma anche per conoscere la vita e l’arte di pittori e scultori calabresi ingiustamente poco valorizzati fino a qualche decennio fa.