Il Museo Nazionale di Reggio Calabria e i suoi Bronzi: storia di un’identità cittadina

La storia del Museo di Reggio Calabria nasce dal disastroso terremoto del 1908 che colpì le città di Reggio e Messina. Dalle macerie di una città ancora sconvolta vennero fuori importanti reperti della sua storia greco-romana. Gli ingenti danni causati dal sisma al Museo Civico, inaugurato nel 1882, e la volontà dell’allora soprintendente ai beni archeologici della Calabria, Paolo Orsi, accelerarono l’istituzione di un Museo Archeologico della Magna Grecia che accogliesse i reperti provenienti da tutto il territorio calabrese.

Palazzo Piacentini, che ospita il MArRC, è stato il primo palazzo costruito esclusivamente per una esposizione museale. Fu il noto architetto italiano Marcello Piacentini (1881, Roma – 1960, Roma) a progettare il Palazzo che poi gli fu intitolato. Inaugurato nel 1959 ha subito nel tempo diverse trasformazioni fino all’attuale riorganizzazione iniziata nel 2009 e ultimata nel 2016. L’elemento principale è il cortile interno (oggi Piazza Paolo Orsi), coperto da un soffitto in vetro trasparente.  Oggi il MArRC è uno dei Musei più all’avanguardia d’Italia.

Tutto il sottosuolo del MArRC ospita la necropoli dell’antica Rhegion. Durante i lavori di scavo vennero alla luce numerose tombe del periodo ellenistico. Si tratta di circa 100 tombe di diverse tipologie e l’area della necropoli si estendeva anche sotto la vicina Piazza De Nava. Una parte di queste è oggi visitabile nei sotterranei del Museo.

Il nuovo Museo

Un allestimento all’avanguardia che accompagna il visitatore in un viaggio attraverso secoli di storia.
Il nuovo allestimento permanente conta ben 220 vetrine e si sviluppa su quattro piani espositivi che raccontano la storia della Calabria dalla preistoria all’età romana. La visita inizia dal secondo piano (Livello A – Preistoria e Protostoria – età dei metalli). Continua al primo piano (Livello B – Città e Santuari della Magna Grecia). Prosegue al mezzanino (Livello C – Necropoli e vita quotidiana della Magna Grecia: Sibari, Crotone, Hipponion, Kaulonia, Cirò e Laos; lucani e brettii) e si conclude al piano terra (Livello D – Reggio) con la storia di Reggio. Qui si trova la sala dei Bronzi di Riace. A livello -1 hanno sede le mostre temporanee del MArRC e l’accesso alla Necropoli Ellenistica.

 I Bronzi di Riace, patrimonio dell’umanità a Reggio Calabria

La storia moderna dei due Bronzi inizia il 16 Agosto del 1972, quando, in seguito a una vicenda dai risvolti ancora non completamente chiariti, presso la località Porto Forticchio di Riace Marina, furono ritrovate due statue in bronzo, apparentemente senza nessun reperto coevo nei dintorni.

Dopo il recupero, le statue vennero avviate a un primo restauro, che fu realizzato tra il 1975 e il 1980 a Firenze. Due furono gli obiettivi dell’intervento: pulizia e conservazione delle superfici esterne. La rimozione della terra di fusione fu portata avanti nel laboratorio di restauro posto nel Museo di Reggio negli anni 1992-1995, e finalmente conclusa nell’ultimo intervento eseguito tra gli anni 2010 e 2013 nella sala allestita appositamente presso la sede del Consiglio Regionale della Calabria, poiché il Museo in quegli anni rimase chiuso per un lungo lavoro di ammodernamento. Le due statue, denominate “A” e “B”, e ribattezzate a Reggio come “il giovane” e “il vecchio”, sono alte rispettivamente 1,98 e 1,97 m, e il loro peso, originariamente di 400 kg, ora è diminuito a circa 160 kg, in virtù della rimozione della terra di fusione.

Lo Jonio e il Tirreno, i due mari calabresi, conservano ancora tanti tesori da portare alla luce. Il ritrovamento dei Bronzi di Riace non è certo un caso isolato. Nelle acque di Porticello (Comune di Villa San Giovanni, quindi a pochi chilometri da Reggio) furono rinvenuti nel 1969 altri importantissimi reperti, ovvero La Testa di Basilea e La Testa del Filosofo, oggi conservate al MArRC nella stessa sala dei Bronzi di Riace, andando a costituire una piccola ma la più importante collezione di bronzi greci del V secolo a.C. al mondo. Ma non finisce qui. Le acque antistanti Punta Calamizzi a Reggio (oggi nota come area del Tempietto) celano ancora i resti del Tempio dedicato ad Artemide (identificato nel 2007 da una spedizione subacquea), di cui sono state localizzate le colonne. Anche le acque antistanti l’antica Kaulon (oggi Monasterace Marina) celano ancora tanti tesori, tra cui colonne di Templi e resti di abitazioni antiche.